Continuano i nubifragi che devastano gran parte dello stivale italiano.
Nell’attesa del concorso MiBAC, i beni culturali sono in allerta: temporali e piogge da settimane inondano gran parte dell’Italia, causando non pochi danni. Dunque per scoraggiare conseguenze nefaste e disagi, in alcune città si decide di chiudere le scuole, con innegabile giubilo di bambini e adolescenti. È il caso di Napoli, Caserta, Pisa, Empoli, insieme a tante altre città. Ma vediamo più da vicino quelle che reclamano una maggior attenzione.
Matera, capitale europea della cultura
In un periodo in cui la città è schiava dei fiumi fangosi, delle frane, dei danni e dei timori, il “Piccolo Teatro” di Milano devolve gli incassi dello spettacolo « Falstaff e il servo » alla città di Matera. Un grande gesto di solidarietà da parte di una metropoli che “non dimentica Matera, un’altra città vittima della terribile furia dell’acqua degli scorsi giorni“, (Giuseppe Sala, sindaco di Milano). Motivo scatenante un nubifragio dell’11 novembre, che ha generato un fiume tra i sassi, tanto potente da penetrare nelle case, distruggendo porte o tetti. Infine, nonostante la pioggia sia terminata, il nubifragio continua tra le mura domestiche, a causa dell’acqua cumulata tra i sassi in quantità davvero impensabili.
Inevitabili i ringraziamenti da parte di Raffaello De Ruggieri, sindaco di Matera, per un “gesto che rinvigorisce i sentimenti di solidarietà nazionale […] un elemento fondamentale che unisce l’intera Italia“, che ora più che mai deve restare unita.
La “Serenissima” e “Dominante” Venezia
15 Novembre: una città in stand-by, come spesso accade ai nostri computer o tablet. I trasporti sono bloccati, ad eccezione dei collegamenti con le isole, (così come si legge su un pannello della stazione), diventa dunque difficile recarsi a lavoro o lavorare negli stessi istituti commerciali tipici del luogo, come forni o bar rinomati. Grandi disagi anche per chi era semplicemente in visita, ossia i turisti che come sempre a Venezia non mancano, date le tante meraviglie da visitare. Purtroppo proprio in questi giorni, una delle più grandi mete turistiche dell’Italia era inaccessibile: Piazza San Marco.
Mostrata a tutti i cittadini dell’Italia, tramite un servizio di Felicita Pistilli, la quale ai microfoni del Tg 1 comunica che “la piazza oggi ( 15 Novembre) è stata chiusa per motivi di sicurezza. (Dunque) dominavano il silenzio, il silenzio e il vuoto, un’immagine che ovviamente ha fatto il giro del mondo, perché la cartolina classica di questa piazza è invasa di turisti”. Tuttavia l’accesso non era chiuso proprio a tutti, infatti sullo sfondo si intravede un gabbiano nuotare beatamente tra quelle acque, “acque dell’Apocalisse“, come hanno commentato in molti.
Come risolvere la situazione?
Dario Franceschini parla chiaro: “Serve davvero un impegno enorme dello stato […] sia nel completamento del Mose, ma anche nel risarcire tutte le persone che a Venezia vivono, non solo i turisti”. Anche il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro pensa ai suoi concittadini: “Dobbiamo rapidamente costruire il Mose, io lo chiedo da diverso tempo, bisogna che ci sia trasparenza, ci devono dire come sono le cose, per poterle dire ai cittadini”.
“La piccola Venezia“: Chioggia
Ed a circa 54 km da Venezia, la distanza non allieva le problematiche, anzi anche qui si reclama il Mose : “Ho chiesto di attivare, di alzare il Mose, così come avevano già fatto in precedenza in modalità test prova, con esito positivo. Mi è stato risposto che non era possibile, perché l’opera non è ancora collaudata, non è ancora completata”, commenta il sindaco di Chioggia Alessandro Ferro.
Giancarlo Galan: “Solo il Mose può salvarla” (Venezia).
Non si tratta del grande condottiero che liberò il popolo d’Israele dall’Egitto, ma di un’opera innovativa, fiore all’occhiello della ingegneria italiana, così come commenta Patrizio Cuccioletta. ( Ex Presidente Magistrato alle Acque di Venezia).
Occorre fare un passo indietro nel tempo. I lavori al Mose sono iniziati nel 2003 e dopo sei anni Cuccioletta comunica: “Allo stato attuale degli studi, degli approfondimenti e di tutte le prove, […]( il Mose)non può non funzionare. È certo che ci sarà un periodo, un lungo periodo, […] in cui noi e soprattutto il consorzio avrà l’onere di presentarci un’ opera non solo finita, ma che funzioni”. All’epoca la data di scadenza fu fissata al 2014, prorogata in seguito al 2021. Ad annunciarlo è il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, la quale aggiunge: “Ci sono stati forti rallentamenti sul progetto che però è compiuto al 93%. Mancano gli ultimi 400 milioni. Sono stati appostati dal governo, non sono fermi per motivi burocratici. Non c’è niente di fermo, i lavori stanno andando avanti”.
Dunque c’è ancora da attendere per l’epilogo delle piogge che stanno bagnando l’Italia intera, da sud a nord e da nord a sud, senza sosta.