La senatrice Segre sopravvissuta ad Auschwitz finisce sotto scorta dopo mesi di insulti e minacce
“L ’intolleranza è concreta” afferma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’università campus bio-medico di Roma, in riferimento alla decisione del prefetto di Milano di assegnare una scorta a Liliana Segre.
Liliana Segre nasce a Milano nel 1930, vive con il padre perché la madre muore quando lei ha meno di un anno. Conosce l’antisemitismo già da bambina: con l’avvento delle leggi razziali viene espulsa dalla scuola che frequenta perché di famiglia ebrea. Viene deportata a tredici anni dal tristemente famoso Binario 21 di Milano al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Liliana Segre è uno dei pochi superstiti dell’Olocausto, perché dei settecentosettantasei bambini italiani prigionieri, soltanto venticinque sono stati i sopravvissuti.
Ma la sofferenza continua anche dopo il rientro in Italia, un ritorno alla vita di tutti i giorni complicato per l’ex prigioniera, che si trova nuovamente a soffrire da sola:
«Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io. Una ragazzina reduce dall’inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva. Ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza.»
La nomina a senatrice e la scorta
La sua vita è testimonianza della prigionia. Liliana Segre è nominata senatrice a vita nel gennaio 2018: “Per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Come primo atto legislativo propone l’istituzione di una commissione parlamentare con lo scopo di controllare fenomeni di intolleranza, razzismo, odio e violenza.
Il sette novembre 2019 il prefetto di Milano le assegna una scorta per le crescenti minacce ed insulti ricevuti. Lo stupore al riguardo è della stessa senatrice che afferma: “Ho molta simpatia per i carabinieri, ma certamente che io, una vecchietta senza nessun interesse per nessuno, avessi bisogno della scorta, non me l’aspettavo proprio. Non l’ho mai chiesta e pensavo che mai l’avrei avuta“.
Una nuova stagione dell’intolleranza
Il presidente Mattarella è intervenuto spiegando che: “Se qualcuno arriva a dire a una bambina sull’autobus non ti puoi sedere accanto a me perché hai la pelle di colore differente, se è necessario a una signora anziana che non ha mai fatto male alcuno, ma che il male lo ha subito da bambina in modo crudele come Liliana Segre, di avere una scorta vuol dire che questi interrogativi dei bambini, che chiedono solidarietà invece di odio, non sono astratti o retorici ma molto concreti“.
Sembra insomma essersi aperta una nuova stagione dell’intolleranza e dell’odio, a cui bisogna prestare molta attenzione, ed è la stessa Segre che avverte: “Ho visto passare gli odiatori dalle parole ad Auschwitz”.
L’ ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha banalizzato le minacce, dicendo che anche lui ne è vittima quotidianamente. Molte tombe di un cimitero ebraico vicino Strasburgo sono state coperte con delle svastiche. Un’ anziana che ha subito l’inferno dei campi di sterminio nazisti come Liliana Segre viene minacciata tanto da assegnarle una scorta. Lei che dovrebbe essere amata solo per il fatto di essere viva. Tutto ciò significa che l’intolleranza è davvero più che mai viva e concreta e che c’è bisogno di un reale cambio di tendenza.