Tutto quello che c’è da sapere per non essere assorbiti dalle insidie di internet
Una differenza tra un bambino di 10/11 anni e un uomo di 65/70 può essere la moderna tecnologia. Il bambino sa come accendere un computer, inviare un messaggio, utilizzare le emoticon di WhatsApp. Una persona attempata può invece incombere in maggiori difficoltà, vedendo davanti a sé solo uno schermo nero.
Cosa è cambiato da una generazione ad un’altra?
Il mondo digitale cresce insieme a noi, in alcuni casi anche più rapidamente. I nonni, talvolta anche i genitori più anziani, non riescono a stare al passo con l’innovazione, poiché apprendere in tenera età è più semplice. Ma è giusto che un bambino navighi su Internet, passi ore ed ore davanti ad uno schermo e preferisca le quattro mura della sua stanza al correre tra i prati insieme agli amici? Soprattutto è sicuro?
Internet è sicuramente una grande risorsa. Tuttavia quello che per molti è un rifugio, può diventare una trappola liquida per taluni. Molti ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo online, il che può causare danni secondari alla vista o alla concentrazione. Ma non sono gli unici problemi.
Chi c’è al di là dello schermo?
Non tutti in giovane età possono intuire i possibili rischi che si nascondo in rete. Lo schermo permette di nascondere la propria identità, dunque è più semplice che un malintenzionato nasconda i suoi malvagi propositi dietro un profilo fake.
Attenzione al fenomeno del Grooming
È il caso del Grooming, ossia l’adescamento di minori in internet, tramite tattiche manipolatorie e psicologiche. Si tratta di un lungo processo, tramite il quale il predatore affascina la sua vittima, facendo leva su desideri, abitudini, piaceri e aspirazioni. Diventa il confidente ideale, un amico che può risolvere le tante difficoltà della vita, un punto di riferimento. Instaurato così un rapporto di fiducia solo virtuale, tenta di passare alla fisicità. Organizza dunque un incontro per fini non idilliaci.
Impossessarsi di un corpo
Tuttavia lo schermo non consente solo di nascondere la propria identità, ma anche di rubarla. Si possono imitare dei profili sui quali postare contenuti forti o inviare offese e minacce ad altre persone, tra cui amici, parenti o i propri maestri di scuola. Una gravante può essere anche la pubblicazione di messaggi personali o il ritocco di fotografie, modificandole con l’aggiunta di materiale osceno. Si creano in questo modo dei disagi, malesseri e malintesi.
Dal bullismo al cyberbullismo e viceversa
Infine da sempre una problematica della scuola è il bullismo, ed internet ha dato al bullo uno strumento in più. Infatti, quest’ultimo può utilizzare la tecnologia per intimidare la sua preda, senza che quest’ultima sappia da chi doversi effettivamente difendere. Purtroppo i due aspetti possono anche combaciare. Il bullo non solo può percuotere fisicamente il malcapitato, potrebbe anche registrare questi atti violenti, pubblicandoli in rete. Si tratta di un’altra tipologia di cyberbullismo, ossia il Cyberbashing .
La velocità di trasmissione e diffusione
Un video può diventare virale in poco tempo, con tanti likes, commenti e condivisioni. Il più delle volte coloro che si accaniscono contro la vittima sono di più rispetto ai difensori. I molti commenti negativi, denigratori e irrisori mortificano ancor più la persona maltrattata, comportando in alcuni casi scenari tragici, quali il suicidio. In Italia le ultime ricerche hanno rivelato che il 34 % dei ragazzi cadono nel mirino di cyberbulli. Inoltre le percentuali di coloro che ricorrono al suicidio o commettono azioni autolesionistiche sono sconvolgenti. L’unica considerazione certa, infatti, è che nel momento stesso in cui un video o una foto vengono scattate non sono più nostri.
Come ci si può difendere?
La persona offesa potrebbe essere chiunque. È fondamentale dunque educare i giovani – e non solo – all’uso di internet. Bisogna trasmettere la consapevolezza delle minacce che si celano tra le chat e i social network; la responsabilità di quanto si posta o si trasmette in rete, comunicare e ascoltare, per evitare l’insorgere di nuove vittime. Inoltre si deve sempre denunciare e non lasciar cadere nel dimenticatoio l’evento. Un atto doveroso per noi stessi e gli altri.
Queste meccanismi sono forse ignote a bambini e adolescenti, ma i genitori, i nonni, i maestri, gli educatori le conoscono. Tocca a loro insegnarle.