Ecco come le storie di razzismo hanno ispirato canzoni di grandi artisti come Bob Dylan e i Beatles.
Minneapolis, 25 maggio 2020. Un uomo di 46 anni esce per andare a comprare delle sigarette con una banconota falsa. Ciò spinge il commesso a chiamare la polizia. Costretto al suolo da tre agenti, muore dopo aver avuto conficcato nel suo collo il ginocchio di uno degli agenti per quasi 9 minuti . Sembra che la colpa dell’uomo, oltre al possedere venti dollari fasulli, sia stata quella di essere afroamericano. L’uomo è George Floyd. Di storie come le sue ce ne sono tante e le cose non sembrano essere cambiate dai tempi delle segregazioni. Molti sono stati gli artisti intervenuti per esprimere il loro sdegno rispetto alla vicenda e la necessità di un vero e definitivo cambiamento. Da sempre sono stati numerosi i musicisti schieratisi contro il razzismo, come i tanti che hanno narrato nelle loro canzoni le storie di uomini e donne umiliati, torturati e condannati ingiustamente solo per il loro colore della pelle.
1) “Strange Fruit” – Billie Holiday (1939)
Nell’Indiana del 1930 due giovani afroamericani, Thomas Shipp e Abram Smith, vennero accusati di stupro e omicidio. Una massa di centinaia di persone irruppe nella prigione e portò fuori i due giovani che furono martoriati e poi lasciati penzolare ad un albero. La scena spinse il fotografo Lawrence Beitler a catturare quella che poi diventò una delle immagini simbolo dei linciaggi in America. La foto folgorò l’insegnante Abel Meeropol e lo portò a scrivere la poesia “Bitter Fruit” (gli “strani frutti appesi agli alberi di pioppo” erano proprio quei giovani corpi penzolanti). Una volta musicata essa diventò la canzone “Strange Fruit” e fu affidata alla voce di Billie Holiday, che la cantò per la prima volta nel 1939 al Cafe Society di New York (primo club statunitense non segregazionista).
2) “Biko” – Peter Gabriel (1980)
Stephen Bantu Biko era un giovane attivista e leader sudafricano anti-apartheid che fondò il Black Consciousness Movement (Movimento della Coscienza Nera). Egli definì la Coscienza Nera come la necessità dell’uomo di colore di radunarsi insieme ai suoi fratelli intorno alla causa della loro oppressione (“L’arma più potente nelle mani dell’oppressore è la mente dell’oppresso”). Biko morì nel 1977 a seguito delle ferite riportate durante degli interrogatori della polizia. La causa ufficiale della morte fu però lo sciopero della fame che Biko avrebbe portato avanti come protesta contro la politica segregazionista del governo sudafricano. Nel 1980 Peter Gabriel pubblicò “Biko“, un brano che nacque grazie ad alcuni pensieri che l’artista aveva trascritto sulla sua agenda il giorno della morte dell’attivista.
3) “War” – Bob Marley (1976)
La canzone fu ispirata dal discorso del ’63 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di Hailé Selassié, ultimo imperatore di Etiopia. I rastafariani*, e quindi anche Bob Marley, vedevano Selassié come il Messia ritornato per liberare le popolazioni oppresse. In modo particolare la popolazione nera che, come predicato anche dallo scrittore giamaicano Marcus Garvey, sarebbe prima o poi ritornata tutta in Africa.
*Il rastafarianesimo è un movimento religioso che si sviluppò grazie al movimento etiopista, di emancipazione politica e spirituale di tutte le popolazioni nere attraverso la monarchia etiope.
4) “A change is gonna come” – Sam Cooke (1964)
Il 1963 fu un anno fondamentale per Sam Cooke. Dopo aver vissuto da ventenne afroamericano gli anni ’50, fu arrestato per aver chiesto una stanza in un albergo riservato “ai soli bianchi”. Ma la pubblicazione di Blowin in the wind di Bob Dylan fu l’ultimo pezzo di un puzzle che portò alla creazione di quel brano che , dopo la sua morte, sarebbe diventato il suo più grande successo. Con Blowin in the wind Dylan pose una serie di interrogativi, come “quanti anni dovranno esistere delle persone prima che venga concesso loro di essere libere?” A questa domanda Cooke rispose: “il cambiamento sta arrivando“. Tra le versioni celebri del brano ricordiamo quelle di Otis Redding, Solomon Burke, Aretha Franklin, Terence Trent D’Arby.
5) “It’s Wrong (Apartheid)” – Stevie Wonder (1985)
Quando nell’85 Stevie Wonder vinse la statuetta dorata per la migliore canzone originale ( “I just called to say I love you” per il film “Woman in red”) , accettò il premio ringraziando Nelson Mandela. Nello stesso anno scelse dei musicisti sudafricani in esilio per realizzare il brano “It’s wrong (apartheid)” e venne arrestato durante una protesta anti-apartheid a Washington DC. Stevie era al top della sua carriera quando la sua canzone venne bandita in tutto il Sudafrica.
“Non hai patti con Dio perchè non tollererebbe mai gente che abusa“
Stevie Wonder
6) “Blackbird” – Beatles (1968)
La canzone fu scritta da Paul McCartney come risposta e sostegno al movimento per i diritti civili, in particolare a Rosa Parks, la donna che, il 1 dicembre del 1955, dopo essere salita su un autobus si sedette nella parte riservata “i soli bianchi”. E’ celebre la versione del pezzo di Crosby, Stills e Nash, eseguita a Woodstock.
7) “Hurricane” – Bob Dylan
Rubin “Hurricane” Carter è stato un pugile della categoria dei pesi medi che venne ingiustamente condannato all’ergastolo, assieme a John Artis, per i tre omicidi che si ebbero a Peterson nel New Jersey nel 1966. In carcere, Carter scrisse la sua autobiografia. Suscitò l’attenzione di Bob Dylan e di un giovane canadese che lo aiutò a promuovere una petizione alla Corte Federale. Nel 1985 un giudice della Corte affermò che Carter e Artis non avevano avuto un giusto processo e che l’accusa era stata basata su motivazioni razziali. Nell’88 caddero le accuse a loro carico. Carter ricevette la cintura di campione del mondo ad honorem e una laurea in legge honoris causa per il lavoro svolto mentre era alla direzione dell’Associazione per la difesa dei condannati per errore.
8) “The Death (o Ballad) of Emmett Till” – Bob Dylan
La canzone riguarda l’omicidio di Emmett Till, un ragazzo afroamericano di 14 anni che venne ucciso brutalmente per aver provato a corteggiare una donna bianca. Sebbene scritta nel ’62 e trasmessa lo stesso anno in un programma radiofonico, la canzone “The death” non fu mai inserita in alcun album in studio del cantautore.
9) “Black or White” – Michael Jackson
“I’m not going to spend my life being a color”
Per anni si è pensato che i numerosi interventi di chirurgia plastica di MJ fossero dovuti alla volontà di rifiutare le sue origini africane. In realtà the King of Pop soffriva di due malattie autoimmuni: la vitiligine, che privava la sua pelle della naturale pigmentazione, e il lupus eritematoso sistemico, che gli causava lesioni tanto permanenti da trasformarsi in cicatrici. Gli interventi da lui subiti, insomma, erano piuttosto di ricostruzione che di natura estetica. Nel 1991 Michael Jackson pubblicò “Black or White” nell’album Dangerous come risposta alle tante accuse che aveva ricevuto.
10) “People are People” – Depeche Mode
People are People è una canzone pubblicata nel 1984 dal famoso gruppo britannico Depeche Mode. Sebbene sia ormai identificata come una canzone contro il razzismo, per il gruppo fu soprattutto una canzone contro qualsiasi forma di intolleranza. E’ stata una delle prime hit che ha lanciato la band al successo internazionale.
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