“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.” Gregory Bateson
Un posto al sole è amato dal grande pubblico anche per le tematiche sociali che affronta, sempre con grande professionalità ed empatia. Di recente oggetto di discussione sono stati i pregiudizi verso gli zingari, un gruppo etnico di antica data. Le loro origini non sono chiare, tuttavia si privilegia una teoria: sembra che provengano da una regione situata tra l’India e il Pakistan. Da qui le loro consuetudini hanno attraversato molteplici stati. Ma attualmente è in Italia che la loro presenza fa parlare, dando alito anche ad inutili dibattiti. Ma procediamo con ordine.
Chi sono e perché si chiamano così?
Il termine zingaro deriva dal greco Athinganoi “gli intoccabili” L’accezione del termine risiede nella stratificazione sociale induista, articolata in un sistema di caste. La più “temuta” è quella dei paria, poichè i suoi membri svolgono delle mansioni inerenti il corpo umano. Infatti, possono decidere sulla nascita (essendo ostetriche o dottori) sulla morte (come becchini o macellai) o ancora sono a stretto contatto con la sporcizia (nel caso di netturbini o lavandaie). Agli occhi della società il loro lavoro li degrada a tal punto da renderli “infetti“. Dunque anche solo con uno sguardo, con una parola o un contatto ravvicinato possono rendere impuri i membri delle altre caste socialmente più elevate. Da qui deriva appunto il termine “intoccabili”.
Dall’isolazionismo alla soppressione
La situazione col tempo peggiora, culminando in una storia non sempre trascritta sui libri di storia o raccontata dagli insegnanti. Sono gli anni duri della seconda guerra mondiale, anni di sangue, di dolore e di vite strappate. A queste si aggiunge la strage di quasi 500.000 zingari. Motore è il motivo razziale, poiché secondo il regime nazista e in seguito di quello fascista gli zingari sono una “razza inferiore”. Esattamente per quale motivo?
Presso la Germania di Hitler si contavano le prime persecuzioni ebree, mentre si vociferava sulla presunta tenebrosità degli zingari. Nel 1936 la questione venne affidata ad un apposito ufficio Il centro di ricerche scientifiche sull’ereditarietà diretto dal dottor Robert Ritter. Il suo scopo era delineare la genealogia di questa popolazione, dalla quale derivava il suo destino.
Da uno stadio di purezza ad una contaminazione del sangue
La situazione si presentò da subito complessa. Secondo Hitler e i suoi seguaci l’unica razza pura era quella “ariana”, ossia i popoli di origine europea e dell’Asia occidentale. In questa stratificazione rientrava anche l’India, terra d’origine degli zingari. Tuttavia secondo Ritter le migrazioni modificarono questo stadio iniziale di purezza. Infatti mutando terre e abitudini, gli zingari si unirono con alcune razze considerate inferiori. Ed era proprio questo “miscuglio” a destare preoccupazione, poiché secondo lo studioso generava un sangue impuro, in grado di indurre ogni singola persona a compiere dei crimini. Questo rendeva gli zingari degli assassini, dei ladri o dei truffatori, additando la genetica come dimostrazione di quanto erroneamente creduto.
Le conseguenze furono catastrofiche. Nel 1939 i Rom furono inseriti nelle Leggi di Norimberga e tanti altri furono obbligati alla sterilizzazione. Il male peggiore furono le deportazioni. La prima avvenne nel 1939 in direzione del Campo di lavoro di Dachau. Qui, come in altri luoghi, la loro esistenza terminò in atti atroci. Come gli ebrei vennero perseguitati, imprigionati, mandati a morte nelle camere a gas e/o utilizzati per esperimenti medici.
E oggi?
Purtroppo gli zingari sono ancora vittime di discriminazioni e di razzismo. Spesso sono considerati fautori di ogni misfatto (anche il più brutale), comprese le manchevolezze dell’Italia. Prevale infine una credenza “se sono nel nostro paese, devono seguire le nostre regole” come se le loro tradizioni potessero in qualche modo ledere l’Italia.
Dovremmo imparare che diversità equivale a conoscenza, integrazione, condivisione e crescita.
Tutto questo è quanto Un posto al sole – tramite l’aggressione subita da Silvia e la difficile integrazione di una famiglia Rom – intende comunicare al suo pubblico. Perché purtroppo esistono Rom assassini e ladri, così come esistono anche assassini italiani, russi o tedeschi. Ma esistono anche Rom che dopo tanto patimento desiderano solo un focolaio tranquillo, in cui integrarsi pacificamente con il vicinato. Questi non sono assassini, truffatori o ladri, sono uomini onesti, così come possono esserlo degli italiani, russi o tedeschi.