Carlo Acutis, ragazzo puro e allo stesso tempo vivace, che ha offerto la sua vita a Gesù donandosi al prossimo.
Nasce a Milano nel 1991 da una famiglia umile ma benestante. Un ragazzo come gli altri con numerose passioni, tra cui lo sport e l’informatica, ma, a renderlo speciale, l’amore per Gesù, che lo spingeva messa e a recitare il Rosario tutti i giorni.
Ben voluto da tutti per il suo altruismo, che manifestava aiutando il prossimo, Carlo mostra già in tenera età la sua fede, tant’è che fin da piccolo, era solito chiedere alla mamma, mentre passeggiavano per strada, di entrare in chiesa per recitare una preghierina. La sua precocità lo ha poi portato, a soli 7 anni, a ricevere il sacramento della Confermazione, che gli viene concesso da Monsignor Pasquale Macchi, il quale, interrogato il bambino, garantì la sua maturità e formazione cristiana.
Carlo considerava la chiesa come una piccola Gerusalemme e l’Eucarestia la sua autostrada verso il paradiso, amava, inoltre, leggere la vita dei Santi e la Bibbia. Eppure vi sembra strano sapere che tutta questa devozione non era frutto di una spiccata educazione cristiana: i suoi genitori, che erano poco praticanti, affermarono più volte che spesso Carlo faceva domande alle quali non sapevano rispondere, creando stupore ed imbarazzo.
Tralasciando il suo attaccamento alla fede, era un ragazzino normalissimo, molto vivace, a cui piaceva giocare alla playstation e molto capace nell’informatica, intelligente e caparbio. Eppure in lui c’era un barlume di bellezza quasi mistica, soprattutto quando passeggiava in bici e si fermava a salutare i clochard della zona, portando loro coperte e cibo. Rajesh, un extracomunitario induista resta folgorato da questo ragazzo esemplare fino al punto di convertirsi al Cristianesimo e di ricevere i sacramenti.
Nel 2002 accompagna i genitori ad un meeting a Rimini dove un amico sacerdote parla del piccolo catechismo eucaristico. È da questo momento che Carlo ha l’idea di preparare una mostra sui miracoli eucaristici per far capire alla gente che davvero nell’ostia e nel vino consacrato ci sono il corpo e il sangue di Cristo. Inizia il suo lavoro di documentazione per reperire materiale fotografico, facendosi accompagnare dalla famiglia in giro per l’Italia e l’Europa ed esaurendo tre hard disk. Finalmente dopo tre anni la mostra è pronta.
Nel 2006 Carlo avrebbe ricevuto ciò che i sacerdoti chiamano “la chiamata” e spesso (dicono) si pone la domanda se diventare sacerdote. Sfortunatamente però dopo pochi mesi, si ammala e quella che sembra una semplice influenza viene diagnosticata dal San Gerardo di Monza come una leucemia fulminante. Prima di varcare la soglia dell’ospedale dice ai suoi genitori che da lì non sarebbe più uscito e che offriva tutte le sue sofferenze al Signore e che ciò sarebbe servito per andare diritto in Paradiso. Muore il 12 ottobre di quello stesso anno. Al suo funerale tantissime persone, tra cui extracomunitari e clochard, presenziano nell’attonito silenzio dell’emozione.
Il suo impegno per raccogliere quelle prove eucaristiche che tanto si era affannato a cercare, si trasforma in una mostra che arriva anche in Cina, Russia e in America latina, e, contemporaneamente, eventi particolari, riconducibili a miracoli, si manifestano in molte parti del mondo dove pezzetti di ostia si trasformano in pezzi di carne poi identificati nel cuore di Carlo (appartenenti tutte allo stesso gruppo sanguigno).
Questa storia formidabile ha reso Carlo venerabile nel 2018 e beato il 10 ottobre 2020, e noi restiamo in attesa di altri miracoli che Carlo, siamo sicuri, compirà, in attesa di diventare santo.