I personaggi dei miti sono i classici eroi di cui ci hanno sempre parlato?
Il termine mito può assumere anche il significato di sogno o di realtà inafferrabile. Nel caso della mitologia greca speriamo che resti come tale. I miti greci sono ambientati in un tempo indefinito, tra l’Olimpo, la Terra e l’Inferno. Inizialmente erano tramandati oralmente ed in seguito, nel II secolo a.c., trascritti da Apollodoro nella sua Biblioteca. In ogni sua forma, la mitologia greca è la ricostruzione di una società misogina, che relega la donna in una posizione subalterna, dando le prime testimonianze del fenomeno del sessismo. (Sul dizionario Treccani: atteggiamento di chi sostiene l’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile). I miti seguono spesso il punto di vista degli uomini, che cercano di spiegare i loro comportamenti, definendoli come capricci o raptus del momento. Si tratta invece di violenze, sia fisiche che mentali e nulla può giustificarle.
La nascita degli dei
I genitori di tutti gli dei sono Gea e Urano, ossia la terra e il cielo. Con loro nasce tutta la mitologia, compreso il sessismo. Infatti Urano non solo opprime Gea con il suo peso, ma le strappa anche i figli, gettandoli nel Tartaro, un luogo oscuro dell’Inferno. Qui, sono costretti a vivere in condizioni pietose, perché, per il loro aspetto fisico, sono considerati degli esseri brutali e mostruosi. La donna non vuole questo destino per i suoi figli, ed ogni volta è costretta ad accettare, senza essere in realtà mai consultata.
La ribellione di Gea
Infine Gea si vendica con l’aiuto dei suoi figli maschi. Tra tutti, Crono uccide barbaramente il padre, colpendolo a morte nel sogno. Dunque, spodestato il tiranno, conquista il potere e sposa la sorella Rea. Ma Crono non è ancora tranquillo: un oracolo gli aveva preannunciato la stessa sorte. Per questo motivo, ben pensò di eliminare i suoi avversari, nonché figli, divorandoli poco dopo la nascita. E Gea? Proprio come Rea non poteva opporsi.
Come dal sessismo si passa alla mercificazione della donna, all’interno della mitologia greca
Il dio dell’amore Eros nasce da una strana combinazione: da Afrodite, dea dell’amore e da Ares, dio della guerra. Sin dagli albori, l’amore sembra configurarsi come una guerra tra i due sessi. Ma ad un occhio più critico, si pone come una caccia maschile, in cui la donna viene considerata una preda e un oggetto da conquistare. L’esempio più calzante è Zeus. Infatti in tantissime occasioni assume sembianze diverse. Una volta è un candido cigno, altre volte un toro, un serpente o il fuoco bruciante: tutto pur di sedurre le donne, rapirle e abusare di loro. Come il caso di Europa, Danae, Leda, Alcmena, Persefone, Antiope, Callisto e si potrebbe continuare in un elenco infinito.
Sono delle relazioni funeste (e non sicuramente di amore), fondate sulla prepotenza maschile e sulla sofferenza della donna. Ma Zeus, il re dell’Olimpo, non era l’unico.
Apollo e Daphne
Un giorno Eros si sveglia e decide di interferire per sempre sul destino di una ninfa, solo per vendicarsi del dio Apollo. In una foresta, mentre Daphne parlava con sua sorella, viene colpita da una freccia invisibile. Da quel momento prova avversione per tutto il genere maschile e preferisce la solitudine al matrimonio. Invece Apollo è stato colpito dalla freccia opposta e si innamora della fanciulla. Inizia in questo modo una corsa spietata: nonostante la donna rifiuti più volte le avances di Apollo, lui la insegue ovunque, per ore e ore.
Infine, priva di forze, dimagrita per l’assenza di cibo e sonno, Daphne prega Peneo (il dio del fiume) di trasformarla in una creatura terrestre o marina. Così la donna diventa un albero e le sue gambe sprofondano nel terreno, mettendo radici. Ma anche in questo modo non ottiene la libertà: Apollo decide che l’albero deve chiamarsi alloro, e che deve essere il suo albero sacro. Inoltre elabora uno stratagemma per non separarsene mai: decora il suo capo, le sue frecce e la sua faretra con le foglie del sempreverde.
Persefone e Ade
Quando il re degli inferi vede Persefone, non ha più dubbi, lei deve diventare sua moglie. Eppure non le chiede mai la mano, non la corteggia e non si interessa del suo volere, anzi la rapisce e la costringe a vivere insieme a lui. Inoltre, per evitare qualsiasi tentativo di fuga le porge una melagrana. La povera donna non sapeva che, secondo la legge delle Moire, chi mangia un frutto degli Inferi è destinato a non tornare mai più sulla Terra.
Quando il male proviene dalla famiglia di origine
Infine, non mancano i casi in cui il male peggiore deriva dai padri. Come i matrimoni combinati per giochi politici, le figlie cedute come schiave in cambio della loro vita o i grandi tornei, in cui il “bottino” sono proprio loro.
È il caso di Creonte che vende la figlia Glauce a Giasone, nonostante l’uomo fosse già sposato con Medea. Oppure è la sorte di Alcesti, donna bellissima e pretesa da tanti uomini. Per questo motivo il padre Pelia organizza un’ardua impresa e solo il vincitore poteva ottenere la mano di Alcesti. Mentre la scelta più ovvia, ossia che sia lei a scegliere senza gare e premi, non era neanche contemplata.
Quali sono le giustificazioni maschili?
Secondo un’ottica maschilista, la colpa è sempre delle donne. In alcuni miti sono designate come spietate, subdole ed ingannatrici. Dunque l’uomo viene messo in guardia: attenti a non lasciarvi abbagliare, perché il suo amore non è sincero. Pensiamo ad esempio le Arpie, che vengono descritte come “uccelli sporchi e ripugnanti con il volto di donna”. [Sarcuno Fabiana, Mitica Grecia]. Ed infine, per avvallare le loro tesi, i greci hanno creato una storia ad hoc.
Il vaso di Pandora
Dopo un’ennesima discussione, Zeus si vendica di Prometeo, che secondo la mitologia ha creato gli uomini con il fango. Zeus li considera stolti e deboli, ed è per questo che invia sulla terra “un male, di cui però [gli uomini] dovranno essere contenti; un mostro, bello a vedersi, ma che li tormenterà fino alla morte. Insomma, una donna!”, [Sarcuno Fabiana, Mitica Grecia] dal nome Pandora.
Come Eva non doveva mangiare quella mela, Pandora non deve aprire un vaso che porta sempre con sé. Tuttavia, vinta dalla curiosità, la fanciulla solleva il coperchio. Dal suo interno fuoriescono tutti i mali del mondo, fino a quel momento sconosciuti, come le malattie, la vecchiaia, la sofferenza e la pazzia.
Ma di chi è davvero la colpa? Della donna che ha aperto un vaso senza sapere cosa ci sia al suo interno o di Zeus che ha creato tutti i mali del mondo, li ha rinchiusi in un’anfora e poi li ha portati sulla terra?
Riferimenti:
Sarcuno F., Mitica Grecia, Loreto, La Spiga Edizioni, 2016,
Alfieri A., Lanza C., Orizzonti letterari, Novara, De Agostini Scuola SpA, 2015.