Basilico

“Basilico, il Re dell’orto merita la santificazione” (Piero Papa, su il Manifesto, 2018) Foto dal web

‘A Vasinicola’: perché i napoletani chiamano così il basilico?

Ripreso in alcune leggende napoletane e in grandi classici dell’epoca, il basilico è amato da sempre. Da qui risalgono le origini del termine “Vasinicola”.

Quante volte i nostri genitori o nonni parlando in dialetto, pronunciano spesso parole a noi ignote? Un termine utilizzato spesso e il classico “Vasinicola” , usato in molte pietanze napoletane, come la classica pizza Margherita.
Ma in quanti conoscono l’origine di questo termine e perché il basilico in napoletano si pronuncia proprio in questo modo?

La bellezza e l’odore del basilico sono apprezzati da sempre:

Il basilico, sì per lo lungo e continuo studio, sì per la grassezza della terra procedente […] divenne bellissimo e odorifero molto“.
(Boccaccio, Decameron, giornata IV, novella 5)

Si tratta di una novella di Boccaccio, una storia drammatica che riprende i cliché dei classici di allora. Boccaccio descrive la storia di un amore, di come nasce e si alimenti nel tempo, fresco ma allo stesso tempo delicato, proprio come il basilico. Infatti, sulla terra non seppe vincere la gelosia dei fratelli di Lisetta. Una gelosia nata dall’ego e dalla sbagliata convinzione che la sorella sia di loro proprietà. Quindi non appena seppero della relazione della sorella decisero

d’infignersi del tutto d’averne alcuna veduta o saputa infino a tanto che tempo venisse nel quale essi, senza danno o sconcio di loro, questa vergogna, avanti che più andasse innanzi, si potessero torre dal viso
(Boccaccio, Decameron, giornata IV, novella 5).

Col tempo, dunque, più cresceva il sentimento di Lisetta e Lorenzo, più si abbreviava la vita dell’amato, che infine morì per mano del “mostro dagli occhi verdi”. Quel mostro di cui parla Shakespeare nell’Otello:

Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”
(Shakespeare, Otello, atto III, scena III).

Tuttavia l’amore supera ogni ostacolo e i due amanti si rincontrarono in sogno. Qui Lorenzo racconta ogni cosa alla sua amata, che pensava di essere stata abbandonata. Uno scenario romantico, smorzato dall’immagine che segue: la donna taglia la testa del cadavere e la depone “in un testo di bassilico”. (Boccaccio, Decameron, giornata IV, novella 5).

Ma il nome dell’uomo è Lorenzo, non Nicola. Quindi, per quanto possa essere romantico o terrificante questo collegamento, la novella non sembra fungere da buon sostrato al termine “Vasinicola”. Dunque è opportuno studiare l’etimologia della parola.

Qual è l’etimo della parola?

“Basilico” deriva dal termine “basilicum”. Sul dizionario latino ritroviamo il lemma sia come aggettivo (sontuoso, regale, splendido) sia come sostantivo (veste regale). Pertanto, in entrambi i casi, il basilico ha una derivazione regia.

La leggenda del Re Nicola

In molti riprendono questa etimologia per spiegare l’origine del termine “Vasinicola”. In particolare, si narra che un certo Re Nicola apprezzasse davvero molto il basilico e che fosse all’epoca l’unico a coltivarlo. Il suo profumo valse ad abbattere i confini territoriali tra le varie nazioni e in questo modo iniziò il suo commercio, portando con sé ricchezze e prosperità. Per questo motivo, in seguito alla morte del sovrano nessuno volle rinunciare alla piantina. Continuò dunque la sua coltivazione e per rendere onore al Re, si chiamò:Erba dei vasi di Nicola”.

Quindi, molto verosimilmente all’epoca erano in molti  a chiedere ai propri familiari: “ mi passi a Vasinicola?”, non ricevendo alcuno sguardo perplesso come risposta. Col tempo questa tradizione è rimasta viva nelle varie famiglie napoletane.