È dunque vero che quanto più si arriva al potere più si è felici?
Dietro lo scettro del potere e la persuasione della bellezza, non sempre dimorano la felicità, la pace e la serenità. L’etichetta, nascosta dalle pompose vesti, dai banchetti solenni e dai matrimoni regali, detta le sue regole. Questo corpus di norme vige nei grandi palazzi, penetrando nelle viscere dei reggenti, vivendo in loro, mummificandoli nei gesti e nelle parole. È quanto è successo all’Imperatrice Sissi. Le due anime si sono combattute per anni all’interno del suo corpo, annichilendolo in continue malattie o emicranie. Chi ha vinto?
Storia di un matrimonio tra conquiste e rinunce
24 aprile 1854: Elisabetta di Baviera, nota ai più come Sissi, sposa Francesco Giuseppe I d’Austria. Quando entra nella corte di Vienna, la sua bellezza risalta ancora di più la magnificenza del luogo.
All’interno di ogni stanza e nella vita di tutti i giorni, la giovane imperatrice ottiene tutto, senza averlo mai esplicitamente chiesto. Tuttavia, la totalità equivale al nulla, se ad essa si sottraggono la felicità e la libertà. Privata di quanto per lei è vitale, custodirà gelosamente quanto le è rimasto della vita precedente: la sua amenità. Non è d’altronde per la bellezza e sottigliezza del suo corpo, che Franz, tra mille donne, ha scelto di sposare proprio lei? Ma a quale prezzo?
Sin dal primo giorno della sua nuova vita, Sissi intuisce che dovrà rinunciare a tutto, persino a sé stessa. Non può fiondarsi in gesti affettivi, nessuno può rivolgerle la parola, non può cavalcare spesso quanto vorrebbe. Circondata all’incirca da quasi trecento dame di compagnia, in alcun angolo della sua dimora sarà mai veramente sola. La penetrano sguardi inquisitori e agitati, scosse del capo. Ogni suo gesto o parola sono da correggere. Tuttavia tra tutti quei volti manca l’unico che ha desiderato di più a lungo. Il marito è spesso assente e dopo quattro anni di matrimonio si sono scambiati poche parole.
Sissi sin da subito desidera tornare indietro nel tempo e durante la sua luna di miele scrive versi toccanti:
Oh, potessi non aver abbandonato il sentiero
che mi avrebbe condotta alla libertà! […]
Mi sono risvegliata in una prigione,
con le mani incatenate.
(Fonte: Nicole Avril - Sissi. Vita e leggenda di un'imperatrice)
All’interno della corte sono incatenati anche il suo dinamismo, il suo estro selvaggio, il suo amore per le lunghe cavalcate e passeggiate. La natura si è plasmata così tanto sul suo corpo da renderla un’amazzone. Tuttavia tra le norme dell’etichetta trionfa la staticità, l’immobilismo, l’ordine e la prudenza. Lei è un animale che deve essere domato. “ Non ho forse tutta la vita davanti per renderla docile?” (Nicole Avril – Sissi) pensa il marito durante la loro prima notte di nozze.
L’immobilità viennese le rivela la sua natura
Per Sissi tutto questo si riassume in un’unica parola: morte. Elisabetta sin dall’infanzia è attratta dal viaggio e dalla continua ricerca di nuove sponde. Col tempo però intuisce la sua vera natura: la sua instabilità trova equilibrio solo nel movimento. Un movimento che non deve mai cessare. Infatti, durante i suoi viaggi non vorrebbe mai “giungere a destinazione” (Nicole Avril – Sissi), restare in balia dei venti, sospesa.
Non a caso Sissi verrà identificata con l’immagine del gabbiano. Un animale sempre in movimento e amante del mare. Le sue ali tuttavia sono state spezzate. Ci vorranno dodici lunghi anni per risanare le cocenti ferite. Dopo anni di umiliazioni, privazioni e sopraffazioni, Sissi riuscirà a far prevalere il suo volere. Avrà definitivamente il pieno controllo sull’educazione dei figli. Inoltre, potrà viaggiare e allontanarsi da Vienna, che come un vampiro le succhiava via l’amore per la vita. Soprattutto Francesco Giuseppe non vorrà più domarla o forse ha intuito che un animo come il suo non può essere domato.
“Quando odo il nome Ungheria, è come se in me si agitasse un mare“. (Heinrich Heine).
Patria di rinascita è l’Ungheria, la terra che anni prima le aveva sottratto la piccola Sofia, restituendole solo un corpicino immobile e un senso di colpa lancinante. “ Non le hanno lasciato il tempo di amare la sua bambina, non ha saputo proteggerla” è scritto sulla biografia redatta da Nicole Avril. Tuttavia proprio in quella terra così distante da Vienna, Sissi rinasce, sotto l’eco di sibili viennesi carichi di disapprovazione: “A sentir loro gli indigeni sarebbero sporchi e impudichi. Le musiche zigane e le czarde farebbero temere le peggiori turpitudini , i motivi, le canzoni evocano atmosfere dissolute”(Nicole Avril – Sissi).
Sfugge così dal ruolo che le era stato imposto sin dal suo ingresso in corte: un ventre. L’imponente imperatrice Elisabetta doveva essere solo un ventre per concepire l’erede dell’impero. In seguito, l’allattamento e l’educazione del figlio non erano affare suo; come non lo erano le sorti dell’Impero, le decisioni politiche, le guerre e i viaggi del marito. Nella sua passività doveva tutelare solo la sua natura femminile, per il resto poteva farsi travolgere dalla nullità, la quale con astuzia si è estesa anche altrove.
“Questo è dunque il destino di tutte le coppie, di tutte le donne? Non esiste dunque altra scelta? Si deve accettare e tacere?” (Nicole Avril – Sissi) Sissi con il suo coraggio e animo ribelle ha dimostrato che esistono delle alternative alle rigide convenzioni della corte Viennese. Tuttavia più l’imperatrice tornava a respirare, più si incrinavano i rapporti con la suocera, l’arciduchessa Sofia, contraria sin da sempre alla sua indole.
Elisabetta di Baviera e Massimiliano d’Asburgo: nomi legati ad un unico destino
Paradossalmente l’animo di Sissi è tanto vicino all’altro figlio dell’arciduchessa: Massimiliano d’Asburgo-Lorena. “Nascere Asburgo non è un privilegio, una specie di sfavillio del destino; al contrario è una difficoltà di vivere, un ostacolo, una privazione della libertà”, (Nicole Avril – Sissi) pensa in alcune occasioni Massimiliano. Proprio per il fascino della libertà che deciderà di lasciarsi alle spalle l’immobilismo viennese per volare altrove. Purtroppo questo atto gli varrà la vita: l’imperatore venne giustiziato da un plotone d’esecuzione repubblicano. Era il 1867.
Gustav Klimt e la secessione viennese
Sissi e Massimiliano nella loro lotta non erano soli. Il conservatorismo di Vienna trema ancora nel 1862: anno di nascita di Gustav Klimt. Le sue prime opere furono considerate oscene per il presunto contenuto erotico. Tuttavia il suo estro pittorico non cede ai colpi di una Vienna bigotta. Klimt si rialza fondando la secessione viennese, nel tentativo di sgretolare i canoni ufficiali. L’obbiettivo è liberare l’arte dal peso eccessivo delle convenzioni e dalle esigenze di mercato. Secessione. È questa una parola suggestiva, assunta successivamente anche dai giovani per indicare la rivolta contro il conservatorismo. Ad oggi?
Oggi Vienna è orgogliosa di essere la terra natia di un’artista come Klimt. Nel Belvedere Museum dominano 24 suoi dipinti, con le rappresentazioni dorate di “Giuditta” e del “Bacio”, opera più famosa nell’intera Austria.
L’Austria protegge dal tempo anche la sua imperatrice, parlando di lei ai turisti di tutto il mondo. Immobilizzano così uno spirito che detestava la staticità, che come un gabbiano voleva vorticare nell’aria e volare senza sosta. Ma il corpo purtroppo si stanca, quel corpo per il quale è stata tanto fissata, che ha curato nei minimi dettagli, fino all’ossessione. Per molti anni della sua vita ha creduto di essere solo questo e lo ha reso ai suoi sudditi sempre nel migliore dei modi. Ha mostrato la bellezza, nascondendo (mai del tutto) la tristezza dietro ogni suo gesto, perché bellezza e potere non si identificano sempre con la felicità, la pace e la serenità.