L’intellettuale è risorto nella sua città natale, con una targa in suo onore.
Bellezza, cultura e tradizione sono solo alcune delle sensazioni che si vivono passeggiando lungo le strade di Napoli. Alcuni suoi luoghi sono ormai celebri e sono oggi raduno di giovani ragazzi, coppie di innamorati o approdo di turisti, provenienti da ogni parte del mondo. Un’arteria di questo cuore pulsante è Via San Gregorio Armeno. Questo presepe vivente è la casa di artigiani e falegnami, arricchita dalle loro passioni, visibili agli occhi di tutti. Un mondo rustico, semplice, dominato da solidarietà ed unione, in cui trova dimora fissa chi ha lottato per i poveri e per la giustizia. Il suo nome è Roberto Bracco.
Vicino l’insegna topografica, indicante la strada Via San Gregorio Armeno, c’è un’altra targa. Per un giornalista non amante della pubblicità e della notorietà può bastare questa semplice menzione, insieme ad alcune parole che riassumono chi sia stato in vita:
“Qui nacque
ROBERTO BRACCO
GIORNALISTA, SCRITTORE, AUTORE DI TEATRO.
ANTIFASCISTA INTRANSIGENTE E CONVINTO PACIFISTAIL COMITATO DI NAPOLI MEMORE PONE
Aprile 2018″
In questo breve encomio, la città di Napoli vuole ricordare tanto: la sua poetica, il suo amore per il teatro, il suo modo di fare giornalismo e di lottare per i giusti valori della vita. Anche noi del “Il caffè sospeso” vogliamo ricordarlo ai posteri. Dunque chi è Roberto Bracco?
Un sentimentale in difesa dell’idealismo
Roberto Bracco ebbe un rapporto difficoltoso con la critica e rifuggiva da un’ostentata pubblicità, preferendo attivarsi in onore dell’idealismo, della giustizia e dei più deboli. Queste forti credenze gli valsero alcuni episodi violenti. Il suo primo duello fu all’età di diciotto anni, fino ad un numero di sei ai soli venticinque. Tuttavia era dotato di un carattere sentimentale, come emerge in alcuni sodalizi con letterati e poeti, tra cui Edoardo Scarfoglio, Mario Giobbe e Ferdinando Russo. Inoltre, il suo vero io prorompe con forza in alcune lettere scritte per la sua Laura. Il vero nome della donna è Aurelia Del Vecchio. Probabilmente è proprio la differenza di età e di istruzione ad avvicinarli e renderli tanto uniti. Roberto Bracco confida al suo amico Federico Petraccione quanto il sentimento che li lega sia per lui
“un amore vero e completo, un amore che nasce dai rapporti sentimentali e con il tempo genera il bisogno di rapporti sensuali, l’unico amore autentico che può durare per sempre”.
Tra tanti amici, si distingue il suo pigmalione: Martino Cafiero
Tra le tante corrispondenze, una stella fissa nell’arco della vita di Roberto Bracco è Martino Cafiero. La sua prima esperienza in una redazione giornalistica fu infatti presso il Corriere del Mattino, fondato e diretto proprio da Cafiero. Esperienza portata avanti per tre anni, nella città di Napoli. In seguito, nella sua vasta carriera, compaiono altri titoli e nomi importanti (per cui lavorò):
– il Piccolo diretto da Rocco De Zerbi;
– Capitan Fracassa di Roma (di cui fu corrispondente);
– Corriere di Napoli fondato da Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio.
Scrivere per cantare, per emozionare, per ricordare qualcosa
Roberto Bracco, sollecitato ancora da Cafiero, scrisse alcuni versi:
Io me paro nu pascià
ma nun tengo che mangià.
Salamelicche, melicche salemme,
Salamelicche, melicche salà,
chesta canzone voglio cantà.
A quei tempi il giornalista napoletano non era l’unico a cantare questa canzone. Il suo nome è Salamelic, musicata da Luigi Caracciolo, in gara a Piedigrotta. La canzone fu un gran successo. Dunque, sullo sfondo di queste note ebbe inizio la carriera di Bracco come poeta e paroliere della canzone napoletana.
“Non sono abbastanza giovane per sapere tutto“. (Oscar Wilde).
La voce di Roberto Bracco ha inondato tanti altri settori, divenendo prova scritta nelle novelle e visione nella cinematografia. In entrambe dominano due filoni, quello serio e quello comico. Eppure in alcuni casi serio e comico si confondono o si mescolano, fino a perdersi l’uno nell’altro. Infatti alcune sue opere più “serie” tendano ad alleggerirsi nell’ironia, mentre in altre più maliziose emerge un mondo grottesco e malinconico, che si rivela infine predominante.
Probabilmente perché riso e pianto sono sempre intrecciati tra loro, si può piangere per una gioia inattesa o per un dolore lancinante. Non ne è lontano l’umorismo, che secondo Richard Bandler ha un gran potere:
“Se siete seri, siete bloccati. L’umorismo è la via più rapida per invertire questo processo. Se potete ridere di una cosa, potete anche cambiarla”.
Roberto Bracco a teatro
Infine il genio di Roberto Bracco si diffuse nel teatro. Sul palco ha riportato tramite la finzione un dramma reale, che supera i confini della platea e dei cinque atti. Sono tematiche che trovano alito tutto oggi: la corruzione delle classi elevate, l’egoismo dei ricchi, la sconfitta dei deboli. Alcune delle sue opere terminano in questo modo, essendo incapace di cambiare almeno sulla carta questa triste realtà. Insomma accade che i forti sono i più forti, ed è un problema quando forte è anche sinonimo di corrotto o egoista.
Non sono tematiche nuove. Nel 2020 accade ancora qualcosa di simile: molte botteghe di San Gregorio Armeno, a causa dell’insorgere della pandemia covid-19 e delle nuove regole, hanno preferito non riaprire le loro attività. Chi sono i deboli e i forti in questa situazione? Roberto Bracco come avrebbe rappresentato tutto ciò in teatro o in un testo scritto? Dare una risposta è difficile, tuttavia è semplice notare quale aria di tristezza si respiri oggi in quella storica strada, che è Via San Gregorio Armeno, che è la dimora di Roberto Bracco.