Viaggio alla scoperta delle bellezze di Wuhan, la città da cui è implosa la pandemia da Coronavirus.
Prima che si manifestassero i misteriosi casi di polmonite acuta – denominata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “Sindrome da Covid-19” – Wuhan era una città quasi sconosciuta al mondo occidentale ma che rappresenta per il Dragone Cinese un centro nevralgico per l’industria automobilistica.
Wuhan è la capitale della Provincia Cinese dell’Hubei e conta quasi sessanta milioni di abitanti (come l’intera popolazione italiana). La città è attraversata dal “Fiume Azzurro”, in cinese “Chang Jiang” e nei paesi anglofoni noto come “Yangtze”, che è il fiume più lungo dell’Eurasia ed il terzo per lunghezza al mondo dopo il notissimo Rio delle Amazzoni in America Meridionale e il fiume Nilo in Africa. A proposito del Fiume Azzurro, Wuhan ha un primato collegato ad esso: nel 1957 fu costruito il “Ponte di Wuhan”, il primo ponte costruito per attraversare un fiume: ha due piani e funge sia da ponte stradale che ferroviario. Ma se sopra si sono costruiti ponti, al di sotto del fiume è possibile visitare una galleria, la Galleria di Wuhan.
Negli Stati Uniti d’America, la città di Detroit, nello stato del Michigan, è famosa per essere la capitale dell’industria automobilistica americana. Wuhan, nel corso degli ultimi anni, si è guadagnata l’appellativo di “Detroit dell’Estremo Oriente”: la Peugeout e la Renault sono state le ultime, nel 2014, a colonizzare con le loro fabbriche la parte industriale della città; prima di loro, tra le case automobiliste occidentali, già presenti erano la Nissan, la Honda, la Citroen e la General Motors. Wuhan è riuscita a rendere la sua area il più grande centro automobilistico della Repubblica Popolare Cinese, battendo la concorrenza di Chengdu e Shenyang. Purtroppo, a causa della pandemia da nuovo Coronavirus e del conseguente lockdown terminato mercoledì 8 aprile 2020, non solo la produzione automobilistica è crollata ma gli investitori saranno molto cauti nel timore di futuri focolai della malattia.
La fine del lockdown per Wuhan non è stata solo l’occasione per festeggiare la fine di un incubo bensì un’occasione per mostrare al mondo intero il suo lato bello e magnetico: alla mezzanotte uno spettacolo di luci e fuochi d’artificio ha illuminato l’intero skyline della metropoli da 10 milioni di abitanti che comprende il grattacielo di 251 metri “Jail Plaza”, contante 57 piani e costruito principalmente in vetro; il grattacielo alto 331,3 metri “Minsheng Bank Building”, considerato tra i grattacieli più alti del mondo e il “Wuhan World Trade Center”, grattacielo alto 273 metri di 60 piani. Nel 2022 si aggiungerà il “Wuhan GreenLand Center” che con i suoi 472 metri sarà il sesto grattacielo più alto del mondo.
Se le architetture moderne colpiscono per le loro maestose dimensioni, Wuhan (come tutte le principali città d’Oriente) riesce a proseguire sul cammino dello sviluppo architettonico e tecnologico senza accantonare il proprio lato spirituale e religioso. La Pagoda della Gru Gialla è una delle principali mete turistiche della città per non dire un edificio di gran valore per la storia dell’arte. Antico monumento restaurato di 1700 anni fa, la pagoda si trova sul Monte Shensen che si eleva sensibilmente al di sopra della città, per cui da essa si ha una vista spettacolare. All’interno dell’edificio si trovano tavole e modelli di legno che spiegano la storia ed i cambiamenti che ha subito nel corso del tempo. Il celebre poeta Ciu Hào della Dinastia Tang, visitando la struttura agli inizi del VIII secolo, ne rimase così incantato da dedicarle una poesia dal titolo “La Torre di Huanghe” che rese la pagoda l’edificio maggiormente famoso della Cina meridionale.
Wuhan, nell’immaginario collettivo attuale dominato dalla pandemia, la si associa con l’immagine del mercato di animali selvatici da cui si presume siano partiti i primi contagi e con le creature del pipistrello e del pangolino, le due specie animali che, secondo gli scienziati, hanno consentito che il virus arrivasse anche all’uomo. In realtà, sarebbe scorretto, oltre che pericoloso, etichettare i cinesi solo ed esclusivamente come “mangiatori di pipistrelli”: quella cinese, assieme a quella mediterranea, è considerata tra le cucine più salutari al mondo (non a caso, sia in Italia che in Estremo Oriente si trova il maggior numero di persone che hanno superato il secolo di vita). In particolare, la cucina dell’Hubei è famosa in Cina per la grande quantità di ricette i cui protagonisti sono i pesci d’acqua dolce, grazie all’abbondanza di laghi, fiumi e paludi. Tale cucina ha le sue varianti, tra cui lo “stile di Wuhan”: i ristoranti della città sono specializzati in zuppe e piatti a base di tagliatelle. Assolutamente da provare!
Wuhan è diventata, suo malgrado, nota per ciò che tutto il mondo sta vivendo e non per ciò che ha da offrire ma, quando si avrà la libertà di viaggiare liberamente, visitarla non sarà solo un’occasione per godere delle bellezze di una metropoli vivacissima di cui se ne ignorava l’esistenza: partire per Wuhan sarebbe un viaggio nel mistero, nell’ignoto, da dove è partito un fenomeno che sta cambiando le nostre vite e la storia del genere umano.