Una neverland del Sud, un tempo totalmente circondata dal mare, oggi collegata alla terraferma da una lingua di cemento che l’ha annessa a Posillipo, dalla quale la si può ammirare.
Il carcere ‘e mare dei minori di Napoli si presenta così: una struttura diroccata sulla flegrea isola di Nisida, meta invalicabile di un turismo curioso, i cui ingressi registrati nel 2019 si aggirano intorno ai 53 utenti.
Dagli anni ’80 questo isolotto – non più grande di uno scoglio, con i suoi due chilometri di perimetro – fa da scenario per la sperimentazione a svariate modalità di intervento in favore della rieducazione e del ricollocamento dei minori, sottoposti a provvedimenti giudiziari, al fine di seguirli, educarli e reinserirli poi nella società civile.
“Ancora quantu tiempo adda passare
io da ccàdinto me ne voglio ascire…”
Dal 2003, per volere dell’allora Ministro della Giustizia, è sede del “Centro Europeo di studi sulla devianza e sulla criminalità giovanile”, istituito allo scopo di sviluppare, di concerto con gli altri Paesi comunitari, politiche di contrasto alla devianza ed alla criminalità minorile.
Ospita inoltre i laboratori del progetto “Nisida: futuro ragazzi” (realizzati in partenership con il Comune di Napoli), destinati a minori e giovani “a rischio”, che occupano, di solito, la grande biblioteca, in fondo al corridoio e il teatro voluto da Eduardo De Filippo.
Di questa casa circondariale si è detto e scritto (anche per il teatro con la stesura di C’era una volta… Scugnizzi). Noi proviamo a tracciare un quadro sulla situazione delle carceri in Italia e di Nisida, da sempre al centro di dibattiti socio-giuridici e non, e lo facciamo con l’aiuto esperto dell’Avvocato Penalista Concetta Margherita Castiello, iscritta all’Albo presso l’Ordine degli Avvocati di Napoli ed Esperta in Criminologia Clinica e delle Investigazioni.
1) Avvocato, quanti anni hanno i minori ospitati a Nisida e per quali reati, per lo più, vengono condannati?
R.: Come in tutti gli Istituti Penitenziari per minori, anche nell’IPM di Nisida, si trovano ragazzi la cui età è compresa tra i 14 ed i 25 anni: i maggiorenni qui ristretti lo sono per i reati commessi quando erano minori, ma, dall’entrata in vigore della Riforma del 2018, è possibile richiedere al Magistrato di Sorveglianza il trasferimento di un ragazzo o di una ragazza presso un Istituto per adulti, in caso di mancata aderenza al cosiddetto Trattamento Penitenziario. Quest’ultimo viene stabilito dai servizi sociali, in collaborazione con gli operatori che lavorano all’interno dell’IPM.
I reati commessi da coloro che si trovano relegati presso l’IPM di Nisida sono svariati: reati contro il patrimonio, come furti, rapine, rapine aggravate, reati di estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti, violazione della legislazione sulle armi, violenza sessuale, lesioni, omicidi e tentati omicidi e tra questi, i delitti più numerosi, dopo quelli contro il patrimonio, risultano essere quelli legati alle violazioni della normativa sugli stupefacenti.
2) Avvocato, all’interno della struttura carceraria di Napoli dedita ai minori esistono palestre, laboratori, biblioteche e progetti di avviamento al lavoro. Lei crede che questo sia sufficiente a rieducare i ragazzi e attendere così al vero scopo della pena?
R.: Come in tutti gli IPM ed al contrario di quanto avviene nelle Carceri per adulti, non è possibile sottrarsi alle attività di formazione scolastica e professionale. Gli spazi siti all’interno dell’IPM di Nisida sono differenziati in cosiddetti “spazi comuni interni” e “spazi comuni esterni”. Gli spazi comuni interni, sono rappresentati da una palazzina dove si svolgono le attività didattiche, al suo interno è sita la biblioteca dell’istituto. Inoltre, è presente un teatro e vari spazi sono dedicati a laboratori di formazione professionale come ceramica, arte presepiale e formazione edile. Per quanto riguarda invece i cosiddetti spazi comuni esterni, esiste un campo da calcio, un campo di pallavolo ed allo stesso tempo di basket. Lo svolgimento di tali attività, soprattutto le attività ludico – ricreative, solitamente si rivelano molto utili per questi ragazzi, rendendoli più propensi a parlare di sé, della propria sfera emotiva ed in generale più aperti al confronto ed al dialogo.
Per quanto riguarda “lo scopo della pena”, come stabilisce il comma 3 dell’art. 27 della Costituzione: “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. Si tratta del principio posto alla base dell’esecuzione penale, ossia il valore riabilitativo e non meramente punitivo della pena per questo risulta fondamentale che i minorenni che entrano nel cosiddetto circuito penale, ne escano il più possibile predisposti a cambiamenti del loro stile di vita. A tal fine, l’ordinamento prevede che possano essere applicate numerose tipologie di misure alternative rispetto alla detenzione, prestando particolare attenzione alle possibilità rieducative offerte ai più giovani. Ovviamente risulta innegabile l’importanza che riveste la possibilità di formulare in favore dei più giovani, una progettualità trattamentale, volta ad una graduale riabilitazione ed all’allontanamento dal contesto sociale in cui si è sviluppato il comportamento delinquenziale. Proprio in virtù della giovane età degli imputati, credo si possa aspirare, tramite predetta progettualità, ad una completa rieducazione rispetto ai comportamenti devianti che hanno caratterizzato il periodo in cui si va a collocare la commissione del reato.
3) Avvocato, secondo lei, una struttura come quella di Nisida, che problematiche presenta?
R.: l’Istituto Penale per i Minorenni di Nisida non è immune a eventi critici. Negli ultimi anni ne sono stati segnalati circa 150 ed hanno riguardato episodi di autolesionismo, risse, violenze, suicidi oltre ad episodi di evasione, nonché problematiche legate al sovraffollamento, aspetto che purtroppo riguarda moltissimi istituti penitenziari. Anche in questo Istituto vi sono celle dedicate all’isolamento e chi si trova in tale stato, non partecipa ad alcuna attività in comune, circostanza che, in giovane età, può rivelarsi problematica e gravida di conseguenze negative e, purtroppo, rispetto ad altri Istituti, nell’IPM di Nisida, tali episodi di isolamento, risultano essere molto numerosi.
Inoltre, all’interno dell’IPM, gli agenti di polizia penitenziaria e gli operatori, lamentano di non essere sufficienti rispetto al numero di attività da svolgere, addirittura il personale medico è disponibile soltanto nelle ore diurne, ciò causa notevoli disagi nei casi in cui i ragazzi necessitino di assistenza medica notturna poiché, tre quarti del personale notturno, è costretto ad allontanarsi dall’istituto per accompagnare la persona detenuta in ospedale, lasciando la struttura quasi scoperta di agenti in servizio.
Nisida purtroppo è una delle 19 prigioni per minori in Italia, dove transitano circa duemila giovani l’anno e purtroppo, come accade per gli adulti, i tre quarti dei ragazzi sono in carcere in attesa di giudizio e non solo il reparto maschile, ma anche il reparto femminile di Nisida, è popolato da ragazze che “aspettano il processo” e spesso, molti dei ragazzi qui reclusi, vengono sempre dalle stese classi sociali e delinquono per le stesse ragioni. Purtroppo è stato autorevolmente sostenuto che a Napoli ed in Campania, la maggior parte dei minori, può essere considerata a rischio e non solo nei quartieri degradati, ove il disagio porta verso alcool, droghe e desiderio di denaro facile. Ovviamente, l’invio in IPM, dovrebbe rappresentare sempre l’estrema ratio mentre occorrerebbe aumentare le misure alternative. Una soluzione purtroppo che, il più delle volte, resta solo su carta, difatti, i minori che scontano la pena in affidamento in prova al servizio sociale, compresi gli internati presso l’istituto di Nisida, rimangono tutt’oggi pochissimi.
4) Avvocato, dal punto di vista penale, quali agevolazioni sono previste per un imputato minorenne?
R.: Per un imputato minorenne più che di agevolazioni, è preferibile parlare di Diritti. Il D.P.R. 448 del 1998 ha regolato la disciplina del processo penale a carico dei minorenni, istituendo determinati diritti in capo ai giovani ed alcuni doveri per l’amministrazione penitenziaria. Il predetto decreto prevede che, in ogni stato e grado del procedimento, l’autorità giudiziaria si avvalga dei servizi minorili di assistenza, istituiti presso gli enti locali che si attivano all’arresto del minore, formulando una progettualità rieducativa nei confronti dello stesso. Un fondamentale istituto previsto dal predetto decreto è la possibilità, in capo al giudice,di sospendere il procedimento per poter valutare l’evoluzione caratteriale e comportamentale del minorenne all’esito di una Messa alla Prova (MAP), durante la quale il ragazzo dovrà rispettare le prescrizioni impartite dal Giudice in sede di udienza. La sospensione del procedimento è senza dubbio un istituto premiale che viene revocato in caso di ripetute e gravi trasgressioni. Ancora, l’art. 169 c.p. prevede un altro interessante istituto applicabile ai minori nell’ambito dell’udienza preliminare, ossia quello della sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato per concessione del perdono giudiziale, concesso sulla base di specifici requisiti, stante il buon percorso evolutivo del giovane durante il periodo di osservazione da parte dei servizi sociali. Presenta analogie con il perdono giudiziale il cosiddetto beneficio della sospensione della pena di cui all’art. 163 c.p., con cui si opera un tentativo di recupero, realizzato attraverso una fase sperimentale. Infine, l’art. 98 c.p., oltre a prevedere in generale le condizioni di imputabilità per i minorenni, stabilisce che, in punto di pena, venga applicata una generica diminuzione, in ragione dell’età dell’imputato al momento della commissione del fatto.
5) Avvocato, lei crede che il processo penale minorile necessiti di una riforma?
R.: Io credo che ogni qualvolta si parli di riforma del processo penale minorile, ciò che non andrebbe mai perso di vista è la posizione centrale che il minore dovrebbe sempre ricoprire, in quanto appartenente ad una categoria particolarmente vulnerabile. Ciò che maggiormente mi preoccupa è che si arrivi a modificare regole, metodi ed impianti che non sono di per sé causa di disfunzioni, finendo in tal modo, anche inconsapevolmente, per indebolire strutture già ben collaudate. Nel maggio 2016, il Parlamento Europeo ed il Consiglio d’Europa hanno approvato una Direttiva per le garanzie procedurali dei minori sospettati o accusati in procedimenti penali. L’obiettivo proposto era stabilire diritti e sistemi di tutela necessari ed inderogabili quando i minori risultano coinvolti penalmente. Si è trattato comunque di un’iniziativa importante in quanto tale Direttiva Europea ha posto le basi affinchè venga garantito in tutta Europa un giusto processo minorile. Non a caso, il testo di legge provvede ad elencare una serie di diritti del minore sospettato o arrestato ed una serie di obblighi da parte delle forze dell’ordine e delle autorità per tutelare l’interesse del minore stesso. Una tutela fondamentale è rappresentata dalla difesa del minore che ha diritto ad ottenere assistenza legale immediata, dal momento in cui risulta sottoposto a custodia o convocato come testimone, oltre alla formazione specifica del personale impiegato nelle diverse fasi del processo penale minorile che deve tenere conto della psicologia dei minori ed utilizzare un linguaggio ed un tipo di comunicazione adatti, incluse tecniche specifiche per gli interrogatori. Un confronto tra la Direttiva Europea e le norme che regolano il processo penale minorile italiano mostra facilmente le somiglianze e i punti di incontro esistenti tra i due testi normativi, non a caso l’Italia ha assunto un ruolo importante nella scrittura di tale direttiva. Il criterio guida del processo proposto dall’Unione Europea risulta essere appunto l’interesse del minore che va considerato prioritario in ogni circostanza poiché, il gesto trasgressivo che il Giudice è chiamato a valutare e sanzionare non può essere considerato da un punto di vista esclusivamente punitivo, ma va collocato in un’ottica più ampia della quale fa parte anche un’attenta valutazione del minore che ha commesso il fatto, della sua psicologia, del suo contesto abitativo, dei rapporti familiari, ossia dei tanti elementi di contorno che hanno contribuito a generare nel minore il disagio palesato nel gesto trasgressivo della norma.
Così va sull’isola dei ragazzi e delle ragazze e, al di là delle polemiche, l’auspicio è che i minori ospitati da Nisida e dagli altri istituti penitenziari possano trovare il loro riscatto.