A Madrid esiste un evento importante che si ripete ogni anno e di cui vale la pena spenderci qualche parola: l’Orgullo Gay, conosciuto anche come Orgullo LGTB (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender).
A cavallo tra i mesi di giugno e luglio, le celebrazioni durano 5 giorni e consistono in una serie di manifestazioni, attività e concerti volti a rivendicare i diritti e l’uguaglianza delle persone non eterosessuali, le quali per secoli sono state, e tuttora lo sono, vittime di pregiudizi ingiusti e privi di fondamento.
Insieme a Sara, ragazza napoletana che vive a Madrid da 4 anni, ripercorriamo i momenti salienti di questo evento all’insegna dei diritti umani.
Sara,che origini ha l’Orgullo Gay?
“L’origine di questa festa si deve alla commemorazione dei moti di Stonewall, una serie di rivolte tra gruppi di omosessuali e la polizia, che cominciarono nella notte tra il 27 e 28 giugno 1969 nel bar gay Stonewall Inn, che tuttora esiste a New York. Tali moti vengono considerati come l’inizio della ribellione gay in tutto il mondo e sono definiti come il simbolo della lotta di rivendicazione LGTB.”
E invece a Madrid come svolge la manifestazione?
“L’inizio dei festeggiamenti ha luogo nel pomeriggio, nel quartiere Chueca (definito come il quartiere gay per eccellenza della città) per finire solo la notte tra sabato e domenica, al termine della sfarzosa e allo stesso tempo rivendicativa sfilata dei carri, definita come la principale manifestazione dell’evento.”
Come sarà invece Orgullo Gay 2020?
“Come ben sappiamo, il 2020 è un anno particolare, che non permette di poter celebrare in maniera massiva, ma ció non toglie la voglia e la possibilità di poter manifestare la propria rivendicazione e/o omofilia. Per cui, quest’anno ci sarà un Orgullo Gay distinto dagli altri anni, diciamo così “virtuale”, con molte manifestazioni online. Sarebbe bello estendere tutto questo anche al di fuori di Madrid: ciascuno di noi, nella propria casa o nelle riunioni con amici potrebbe montare il proprio Orgullo Gay.”
E come?
“Semplicemente parlando, confrontandosi, scambiandosi idee. Soprattutto, abbattendo la barriera dei pregiudizi che alimentano l’omofobia, che esiste in varie sfumature, dalle più dirette alle più subdole. Molti ne minimizzano il problema, ma purtroppo c’è ed è tagliente come una lama, ferendo l’anima di chi la subisce.”
Sara, secondo te quali sono i contesti in cui si manifesta maggiormente l’omofobia?
“Serpeggia nelle scuole, tra i giovani. C’è nei luoghi di lavoro. C’è quando ci chiediamo perchè quell’amico o quell’amica tanto attraente non ha mai avuto una relazione sentimentale. Si attua al cospetto del coming out di un bellissimo ragazzo, quando le donne si indignano invocando allo “spreco”. Si insinua nei pensieri quando ci chiediamo perchè quella nostra zia non si sia mai sposata ma ha preferito andare a vivere con la sua migliore amica. Aleggia nei pensieri preoccupati di mamma e papà quando il figlioletto preferisce giocare con le bambole invece che con un pallone, come tutti i bambini “normali”.
Tutti purtroppo, anche inconsapevolmente, abbiamo commesso almeno un atto omofobico nella vita. Vi faccio un esempio personale: all’inizio della nostra conoscenza, chiesi ad una ragazza, che adesso è una mia grande amica, se avesse un ragazzo. Lei, con eleganza, mi rispose che, invece, aveva una ragazza. Da lì mi posi la domanda: che diritto abbiamo, noi etero, di stabilire che il nostro status deve essere quello considerato “convenzionale”? Perchè molta gente usa i termini “innaturale” o “contro-natura”? Ma davvero esistono persone “innaturali”? È chiaro che la poca informazione spesso genera molta discriminazione.”
Se parli di informazioni, avrai anche suggerimenti che è possibile spulciare…
“Certo! L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) potrebbe esserci d’aiuto, fornendo le risposte di cui necessitiamo. Secondo l’OMS, omosessualità, eterosessualità e bisessualità sono varianti naturali del comportamento animale, dato che sono state riscontrate non solo nell’uomo, ma in più di 1500 specie. Nessuna di queste varianti è una deviazione dell’altra: dal punto di vista biologico sono perfettamente equivalenti.”
Sara, mi piacerebbe concludere con una tua personale riflessione.
“La missione di ciascuno di noi non è quindi solo quella di diffondere la giusta informazione, a discapito di tutte le teorie strampalate che negli anni sono state perpetrate a danno dei “non etero”, ma (soprattutto) rompere il silenzio. L’omofobia non è solo ferire (consapevolmente o inconsapevolmente) ma anche essere indifferenti, dire “non è un problema che mi riguarda”. L’indifferenza miete più vittime di quanto si creda. Pensiamo a quante cose avremmo potuto migliorare se solo avessimo parlato, preso le difese di chi viene eletto vittima sacrificale di insani pregiudizi. Quante aggressioni a sfondo omofobo si sarebbero potute evitare. Così come di quanti suicidi o tentativi di suicidio avremo fatto a meno di leggere nei giornali.
Tutto ciò è indicativo di un forte malessere sociale, da debellare assolutamente oggi per non piangere di fronte ad ulteriori tragedie domani. È un problema che tocca tutti da vicino, indistintamente dell’orientamento sessuale, al pari del razzismo, della droga e della violenza di genere. Tuttavia, non è mai troppo tardi per incominciare. Ognuno, nel suo piccolo, può dare il suo contributo, il suo proprio granellino di roccia. Perchè, ricordiamo, una montagna enorme è composta da tanti piccoli granellini, i quali più sono coesi, più rendono difficile la sua distruzione.