Il libro di Pauline Harmange arriva al centro del dibattito mediatico dopo le accuse sollevate dal consigliere per l’uguaglianza di genere, che rivendica azioni penali contro la misandria
Quanti modi ci sono per giudicare un libro?
Irriverente, aggressivo, spregiudicato, incitante all’odio. Queste sono solo alcune delle parole spese per il libro Moi les hommes, je le déteste (“Io gli uomini, li odio”) di Pauline Harmange, diventato un fenomeno letterario in Francia dopo due settimane dall’uscita.
Un piccolo saggio di 96 pagine per il quale nemmeno la stessa autrice poteva immaginare un seguito così straordinario. E invece dalle quattrocento copie previste in una prima stampa si è poi arrivati in un batter d’occhio a duemilacinquecento copie, tanto che la piccolissima casa editrice la Monstrograph, gestita da volontari, ha dato forfait e ha dichiarato:
“A causa del suo successo, le prime tre edizioni di questo meraviglioso libro sono definitivamente finite, e siamo stati costretti a cessare la pubblicazione. Il lavoro di Pauline sarà presto ristampato da un editore con maggiori risorse“.
Ma chi è Pauline e di cosa parla questo libro?
Venticinque anni, blogger, scrittrice, femminista convinta, Pauline Harmange fa la volontaria in un centro per vittime di abusi sessuali e ha scritto un libro sull’odio verso gli uomini. Una raccolta di esperienze e riflessioni che pongono l’attenzione sul diritto di una donna a odiare e a manifestare quell’odio senza la paura di sentirsi sbagliata o cattiva, perché a parer suo esprimere liberamente questo sentimento porterebbe ad un percorso di crescita ed emancipazione di tutto il genere femminile.
Quante volte ci è capitato di sentire frasi come
“è acida perché è una zitella”
oppure
“se non cambi atteggiamento finirai come una vecchia gattara”
Pauline con il suo libro rifugge da questi luoghi comuni, secondo i quali una donna che sa esprimere rabbia nei confronti di un uomo è una donna infelice e repressa, gelosa della felicità altrui. Un’idea che molti francesi non hanno esitato ad avere della stessa scrittrice, accusandola oltretutto di essere una ipocrita per il suo definirsi bisessuale ed essere sposata con un uomo, Mathieu.
Ma Pauline si difende affermando: “Anche se mio marito è una brava persona, non penso che una donna possa mai fidarsi veramente degli uomini che non conosce. Sono testimone ogni giorno dello schifo come stupri, molestie, femminicidi, conversazioni di uomini che incontro o con cui interagisco. E li odio”.
Quello di Pauline è un libro che vuole aprire gli occhi e rendere più consapevole tante donne informando con dati e statistiche sull’abuso sessuale, dai quali trapela che il novantasei per cento di chi compie violenza domestica è uomo, stessa cosa per il novantanove per cento di chi compie violenza sessuale.
La politica ne fa “un caso”
Immaginatevi il libro di Pauline fresco di stampa che arriva sullo scaffale di una piccola libreria, una ragazza lo compra e quando ha finito di leggerlo ne parla ad un’amica che a sua volta ne parla al suo fidanzato, che ne parla con gli amici. Le voci circolano per strada come sul web e arriva all’orecchio di Ralph Zurmély, alto consigliere del ministero francese per l’uguaglianza di genere che grida allo scandalo: “questo libro è un inno all’odio!”
Il consigliere accusa la Harmange di incitare le donne alla misandria (l’odio per gli uomini) e scrivendo una mail alla casa editrice “consiglia” di ritirare subito il libro dal mercato, altrimenti si vedrà costretto a muovere un’azione legale. Un avvertimento ridimensionato dal ministero che dissociandosi da qualsiasi ipotetica azione legale ha dovuto poi precisare che quella del consigliere è stata una decisione del tutto personale.
Pauline si difende e precisa che la misandria di cui lei parla non può rifarsi semplicemente al femminile di misoginia (l’odio per le donne) bensì a quel bisogno incontrollato che talvolta le donne hanno di provare rabbia e repulsione verso il genere opposto. Un genere che la società ha così plasmato e modellato in un concetto arcaico e chiuso, che diventa quasi normale accettare l’esistenza dell’uomo maschilista e violento mentre non è normale per una donna odiarlo.
Insomma, la Harmange ne è convinta, bisogna vedere la misandria come una via d’uscita, come un modo per incentivare la sorellanza!
E in attesa della nuova ristampa invita tutti:
“Comprate il mio libro, adoro il denaro, specie quello degli uomini“