“Direttrice d’orchestra? No, meglio direttore”, Beatrice Venezi sul palco dell’Ariston e quella polemica che ci ha portato a una significativa riflessione
Ha festeggiato i suoi 31 anni sul palco dell’Ariston, affiancando Amadeus per l’avvio della gara fra le Nuove proposte. Beatrice Venezi è la più giovane professionista a dirigere un’orchestra in Europa e, entrando in scena, ha voluto mettere subito i puntini sulle i. “Direttrice d’orchestra? No, meglio direttore”, ha precisato rispondendo a una battuta del conduttore. La frase ha fatto il giro dei social, raccogliendo irritazione e consensi.
La vicenda
Beatrice Venezi, spigliata nella presentazione e con un abito rosso e nero senza spalline lungo e morbido, ha rubato subito la scena della quarta serata di Sanremo. E lo scambio iniziale di battute con Amadeus ha fatto nascere il dibattito.
Sul palco dell’Ariston per la finale delle Nuove proposte e per premiare il vincitore, Amadeus ha sottolineato che la musicista ci tiene a essere chiamata “direttore” perché, per la diretta interessata, “quello è il nome specifico per indicare il suo mestiere”. “Mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo”, ha sottolineato.
Un messaggio che ha stizzito non poco Laura Boldrini, che ha invitato il direttore d’orchestra a “non dimenticare i sacrifici delle donne”. Come se il loro destino e il rispetto dei loro diritti, insomma, dipendessero da un nome declinato al maschile o al femminile.
La questione legata alla vicenda di Beatrice Venezi, ancora una volta, è culturale: perché la lingua cambia con la cultura e con la mentalità della comunità che la parla e la scrive. E allora – per una vecchia mentalità – ci sarebbero mestieri che si possono declinare al femminile (come l’infermiera o la segretaria) e altri che invece dovrebbero rimanere al maschile.
È per questa mentalità che si fatica ad accettare parole che ormai dovrebbero risultare perfettamente normali, visto che la società è finalmente cambiata: parole come architetta, avvocata, notaia, ingegnera e persino una parola vecchia – se non antica – come direttrice.
Ora Venezi dice:
“Lo rifarei. Penso che le lotte importanti, quelle che concretamente cambiano qualcosa siano altre”.
Poi spiega:
“L’ambiente da cui vengo è conservatore. Ci sono le figure del Maestro e del Direttore d’orchestra. La declinazione al femminile non solo non aggiunge niente – non sento la necessità del femminile per sentirmi riconosciuta – ma ci sono dei connotati peculiari: maestra rimanda alla maestra di scuola, un altro lavoro. Se l’obiettivo è avere pari opportunità che senso ha sottolineare una differenza di genere, dividere sempre più così da arrivare a una ulteriore disparità. Io voglio essere una tra i vari direttori d’orchestra. Nei Paesi anglofoni si dice conductor”.
Per poi aggiungere:
“Potremmo puntare a un termine neutro. Ma prima mi concentrerei sul farlo diventare un lavoro a cui possano accedere egualmente uomini e donne. Ho lavorato sodo per quello che faccio, conoscendo i pregiudizi e le difficoltà che incontrano le donne: non si risolvono declinando al femminile.
È una tematica polemica un po’ sterile, penso anche per le giovani generazioni. Oltretutto credo che non ci sia niente di più potente che essere chiamata direttore e arrivare donna, con i capelli biondi e un bel vestito. Dimostro il mio valore con il lavoro”.
La lingua non si impone.
Al massimo si può imporre il dovere di riflettere sulle sue evoluzioni laddove la mobilità sia significativa di un cambiamento sociale. Ed è quello che è stato fatto con sindaca o ministra, ad esempio, per scardinare l’imbarazzo di chi le doveva nominare.
Certo, perché la tradizione, oltre alle professioni declinate al maschile per le donne – specialmente se si tratta di ruoli professionali prestigiosi – ci ha insegnato pure un’altra cosa. Oltre alla discriminazione grammaticale presente nell’espressione “il Direttore Beatrice Venezi”, esiste anche la polarizzazione semantica, che prevede l’uso dello stesso termine con significato opposto a seconda che si riferisca a una donna o a un uomo: un governante è un re, la governante ti sistema casa. Quindi il direttore dirige, la direttrice è una maestrina… È una questione di percezione.
Non possiamo imporre un nome, suvvia.
Beatrice Venezi vuole farsi chiamare direttore? Ce ne faremo una ragione, del resto non sta a lei definire cosa sia corretto a livello linguistico. Non l’ha detto una linguista, insomma. Eppure, Sanremo 2021 resta una cassa di risonanza importante, tanto che sul Suggest di Google già appare come ricerca “direttore o direttrice d’orchestra” e su Google Trends “direttrice” è in impennata insieme all’argomento “Beatrice Venezi”.