La vicenda di Pamela Prati e Mark Caltagirone ha portato alla luce più di quanto giornali e trasmissioni abbiano trattato
Pamela Prati è una showgirl di indubbio successo: in 40 anni di carriera si è esibita al fianco di attori di spicco come Leo Gullotta, Pippo Franco e Oreste Lionello sotto la supervisione del maestro PierFrancesco Pingitore ed ha avuto la possibilità, attraverso gli spettacoli de “Il Bagaglino” portati in scena sul palco del “Salone Margherita”, di incontrare coloro che hanno fatto la storia della politica italiana, da Giulio Andreotti a Bettino Craxi.
Eppure, i mesi che vanno da dicembre 2018 a maggio 2019 rischiano di imprimere nella mente del pubblico italiano un’immagine nuova e per nulla edificante di Pamela Prati: la stella in decadenza che cerca di recuperare visibilità attraverso un finto matrimonio con un uomo che non esiste. Il “Pratiful”, come è stato rinominato l’intero corso degli eventi che ha avuto inizio con l’annuncio delle nozze negli studi di “Domenica Live”, fino alla confessione a “Verissimo” dell’inesistenza del promesso sposo Mark Caltagirone, ha avuto diversi protagonisti che si sono incrociati fra loro in un meccanismo quasi perverso che farebbe sia gola che invidia anche ai più autorevoli scrittori di gialli e polizieschi. Quello che davvero conta, su cui ci si dovrebbe soffermare a riflettere per dare una sorta di spessore e di valenza alle tante, troppe ore di talk-show e all’ enormità di carta usata (per non dire buttata) dai giornali è il potere che i social network possono dare alle persone intenzionate a far del male. Certo! Non c’era bisogno di questa storia per scoprire quanto si possa distruggere le vite altrui attraverso la pubblicazione di post, foto e video quasi sempre diffamatori o, peggio, intimi (basti pensare agli innumerevoli casi di “cyberbullismo” e di “revenge porn”). Ebbene la storia di Pamela Prati ci fa, finalmente, aprire gli occhi sul “Catfish”, un’attività non nuova ma sconosciuta in Italia – in America si studia il fenomeno da anni – che consiste nell’ ingannare e raggirare utenti attraverso la creazione e l’utilizzazione di profili falsi.
In questo caso a Pamela Prati, che ha raccontato in diverse occasioni di aver avuto un’infanzia estremamente difficile e di aver sempre avuto il forte desiderio di essere moglie e madre, si è riusciti nel farle credere all’esistenza di un uomo che voleva sposarla e che voleva prendere in affidamento i suoi due bambini, Sebastian e Rebecca, quest’ultima ballerina, il sogno – guarda caso – non realizzato della Prati. Il meccanismo del “Catfish” è estremamente subdolo e davvero crudele perché mira ad infilzare il coltello proprio tra le ferite aperte e mai rimarginate delle persone. Le donne (ma anche qualche uomo) cadute e che cadono ancora nella trappola della finta favola d’amore che sta, dopo anni e anni di invana speranza, per concretizzarsi, sono tante e sparse per il mondo. Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto”, non perse tempo nell’invitare Pamela Prati nel suo studio: era una perfetta cassa di risonanza per mettere in risalto le storie di tali donne che, già lei, trattava da tempo nella sua trasmissione ma anche per mettere in guardia i potenziali truffati da rischi simili. Nel “Pratiful”, però, è stato molto più facile riconoscere la messa in scena mediatica piuttosto che la truffa vera e propria ai danni di una persona fragile: per la stragrande maggioranza delle persone era assolutamente inconcepibile che una donna d’esperienza come lei potesse accettare di sposare una persona senza mai averla vista almeno una volta, di persona, in carne ed ossa; tutto trova un senso se spiegato sotto una chiave prettamente psicologica: il grado di idealizzazione è proporzionato alla difficoltà di accettazione della realtà e gli anni di esperienza e di carriera non c’entrano assolutamente nulla. Manuela Arcuri, Alfonso Signorini e la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, persone note, famose ed affermate nel loro rispettivi campi lavorativi hanno ammesso di esserci cascati.
Probabilmente, non sapremo mai tutta la verità su tali vicende ma possiamo trarne delle lezioni: stare attenti nell’utilizzo dei social network e non sottovalutare la cura della nostra salute mentale perché le fragilità psicologiche possono essere un’ottima arma per chi ci vuole distruggere. Per concludere, il “Pratiful”, forse, potrebbe essere usato come emblema a conferma del detto che cita così: “nulla è come sembra”.