Dall’inglese letteralmente “apparire”, il libro pop-up è un vero e proprio manufatto libraio la cui magia è l’elemento caratteristico.
Le loro infinite sorprese e suggestioni che incantano a ogni pagina, il loro potere di lasciare spazio all’immaginazione oltre i confini delineati della narrazione sono ben note a tutti e tutti ne subiamo, inevitabilmente, il fascino.
La tecnica di confezionamento dei libri pop-up richiama molto l’arte orientale degli origami, gli animaletti in carta tanto cari ai giapponesi; in seguito, oltre agli elementi cartacei illustrati e incastrati in modo che le figure sembrano quasi saltare fuori dal libro, sono stati aggiunti elementi semi-movibili che consentono al fruitore un maggiore grado di interattività: tirando o spingendo linguette di carta, ad esempio, appaiono e scompaiono determinate figure.
La storia di questo libro però comincia nel lontano Medioevo, quando la stampa non era ancora arrivata in soccorso. In quel periodo i libri pop-up non erano pensati per i bambini, ma realizzati per studiosi di scienze, di anatomia e astronomia. Grazie alla loro praticità e alle loro immagini tridimensionali questi volumi risultavano di grande aiuto per approfondire gli studi e soprattutto capirci qualcosa per bene!
Chi non si è innamorato almeno una volta di questi libri illustrati?
Io sì – ovviamente – e il primo colpo di fulmine c’è stato con I colori delle emozioni di Anna Llenas.
Un albo dalla semplicità disarmante ma dall’efficacia più profonda, I colori delle emozioni offre la scena alla disavventura del mostro dei colori, che ha mescolato le emozioni in un groviglio inestricabile. Ma le emozioni non funzionano se sono tutte aggrovigliate e quindi bisogna disfare l’ammasso.
Ma come? Associando ad ognuna un colore!
«La tristezza è sempre il rimpianto di qualcosa, è lieve come il mare e dolce come i giorni di pioggia» dice la bambina al mostro. C’è tanta poesia nelle sue parole, ma anche conforto perché il mare non sempre rema contro.
Per non parlare della rabbia. Quando si è arrabbiati ci sentiamo di esplodere, diventiamo tutti caldi e rossi…
«Quando sei arrabbiato senti che è stata commessa un’ingiustizia e vuoi scaricare la rabbia sugli altri, il fuoco divampa e non lo riesci a spegnere», dice la bambina.
Perciò c’è bisogno di fare ordine, imbottigliare l’emozione con un’etichetta, un nome e usarla solo quando serve.
A sorpresa poi il finale, quando il mostro e la bambina scoprono un nuovo sentimento accompagnato da tanti cuori rosa per il quale non hanno nemmeno l’etichetta pronta!
Solo da certe storie e da certe illustrazioni germinano certe sensibilità, ma shhh! Non diciamolo ai grandi.
Serena Palmese
Fonte copertina YouTube.it